L’iconologia delle arance, “oro di Sicilia”, nell’arte – My Fresh Fruits

L’iconologia delle arance, “oro di Sicilia”, nell’arte

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  • 01 September , 2021
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"Un giardino d'aranci siciliano è una delle visioni più belle che esistano".

Così Guido Piovene elogia la bellezza di una natura incontaminata e sbalorditiva delle tenute agricole in Sicilia. Un giardino d’aranci dà vita alle arance siciliane, che come un’identità naturale necessitano di cure e amore. Un paesaggio, una terra che fa lo stesso effetto di un bel quadro. La pianta di arancio è oro sacro per la Sicilia.

La storia del rapporto tra agrumi e uomo è assai antica. Risale a migliaia di anni fa quando nella frutta e nella natura l’uomo trovava consolazione e sostegno. Col passare del tempo questa relazione viene testimoniata attraverso le più svariate forme d’arte, dalla letteratura, alla scultura, alla pittura.

L’arancia e gli agrumi hanno rivestito nel corso del tempo un ruolo fondamentale per l’uomo in senso culturale, economico, sociale, e prima ancora mitologico e religioso. La fama dell’arancia è data dalla sua estrema adattabilità e reperibilità, nonché dalla sua versatilità d’utilizzo in ambito cosmetico e alimentare.

L’Italia, e nello specifico le regioni meridionali, offre alla famiglia delle arance e degli agrumi un clima mite e favorevole alla produzione e coltivazione di questi frutti. Partendo dalla Cina - dove la pianta di arancio è originaria – l’arancia viene trasportata sulle gambe di missionari e mercanti fino a Occidente, attraccando le coste della penisola Araba e successivamente del Nord Africa e del Mediterraneo. Queste terre, questi popoli e queste culture si tengono unite da un filo invisibile, fatto di trame e di racconti, di consigli e di arte.

Già ai tempi dei Romani e dei Greci, l’arancia insieme agli altri agrumi erano conosciuti per le loro proprietà nutritive e apprezzati per la loro finezza estetica. Infatti, fino al XVIII secolo, dato il consumo limitato, godevano anche di un fascino che conferiva loro un’aura quasi esotica.

Pertanto l’arte si è sempre servita del bello, di ciò che la natura possa offrirle in dono, di ciò che possa essere motivo d’ispirazione.

L’isola sicula vanta di una ricchezza inestimabile, invidiata e amata in tutto il mondo: le arance siciliane. Frutti che portano il colore del sole, e il sapore della terra e dei paesaggi circostanti. L’arancia nell’arte assume il valore allegorico della perfezione e della continuità, per la sua rotondità sferica e per la simmetria degli spicchi disposti a raggiera. Simbolo di ricchezza, sensualità, prosperità e fecondità, per il succo dolce e saporito che si ricava dalla sua polpa.

Molte sono le occasioni in cui ritroviamo le arance rosse dipinte. La Primavera (1478-82) del Botticelli utilizza alberi di alloro e di arancio come sfondo alle nove figure mitologiche in primo piano. Nell’ opera dal titolo celebrativo La Madonna dell’Arancio di Cima da Conegliano (1496-98), il protagonista indiscusso è proprio un albero di arancio alle spalle di Maria, simbolo dell’immacolata concezione.

Un’arancia rossa è riconoscibile, vicino al frutto di limone, in una delle Quattro Stagioni - Inverno di Arcimboldi (1563) in esposizione al Louvre di Parigi.

In molte culture, l’arancia viene associata al paradiso. Ad esempio, nell’arte fiamminga, viene rappresentata nelle mani del Gesù Bambino in diverse iconografie al posto della mela – che in olandese si chiama sinaasappel, letteralmente “mela cinese”.

Henri Matisse, il pittore che amava le arance, come evidente nell’opera Cesto con le arance del 1912-13.

La stessa perfezione viene associata al fiore che produce il frutto di arancia, la zagara. Si tratta di un fiore molto delicato dal colore chiaro pallido con leggere sfumature violacee sui petali, che conferisce all’isola Siciliana un profumo dolce e soave. Il nome zagara deriva dall’arabo zahara, letteralmente tradotto con “splendere di bianco”. I fiori di arancio, conosciuti in Sicilia come zagare, simboleggiano la purezza: nelle iconografie mariane, vengono spesso dipinti come a combattere gli eccessi delle passioni carnali. Caravaggio adorna con delicati e olezzanti fiori di zagara la veste della Maddalena nell’opera Conversione (1598).

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